Regione Sardegna: CNI molto critico sulla creazione della società di progettazione in house
Il Consiglio Nazionale Ingegneri esprime molti dubbi sulla presenza, all’interno della PA, delle giuste competenze per garantire la buona qualità dei progetti e segnala il grave impatto negativo che l’iniziativa avrà per il mondo dei professionisti.
Nelle ultime settimane l’ipotesi del Governo, contenuta nel Ddl del Bilancio, di creare una nuova società di stato per la progettazione delle opere pubbliche ha suscitato la reazione delle professioni tecniche che hanno fortemente criticato questa prospettiva. Ciò sulla base del principio secondo il quale vanno tenute ben distinte le attività di progettazione, da riservare ai liberi professionisti, e quella di controllo del processo di esecuzione dei lavori, in capo invece alla P.A. Una notizia proveniente dalla Sardegna promette ora di alimentare ulteriormente il dibattito.
La Legge Regionale n. 40 del 2018 della Regione Sardegna “Disposizioni finanziarie e seconda variazione al bilancio 2018-2020”, infatti, interviene sulla recente legge regionale sui LL.PP. delineando i contorni della società di progettazione in house, tramite l’introduzione dell’art. 5 comma 56, che riprende quanto stralciato dal precedente Dl n. 515/A, nel quale si relaziona in ordine a obiettivi e funzionamento della stessa. Il Consiglio Nazionale Ingegneri registra, dunque, l’ennesimo tentativo di costituire soggetti pubblici specializzati nella progettazione di opere pubbliche in spregio alle difficoltà della libera professione, delle regole della concorrenza e dei principi di competenza e professionalità che da anni porta avanti con diverse iniziative.
“Elaborare un progetto e seguirne passo dopo passo la realizzazione è un lavoro di grande responsabilità – ha affermato Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri - e il percorso scientifico, normativo e creativo deve essere riconosciuto ed affidato a professionisti. Per questo il CNI da anni si batte affinché venga affermata la centralità del progetto nella realizzazione delle opere. In questo senso, la Giunta Regionale della Sardegna ha intrapreso una direzione che appare anacronistica”.
Il CNI porta avanti da anni una politica di affermazione delle competenze e della trasversalità dell’approccio progettuale integrato, che non può prescindere dalla considerazione che opere complesse sono frutto di professionalità articolate, della sovrapposizione di più specialisti, ciascuno determinante per la parte di competenza. Inoltre ritiene che questa norma, oltre ad essere concettualmente anacronistica e filosoficamente ed economicamente errata, non contempla una valutazione di impatto sul tessuto economico della regione, con particolare riferimento ai contraccolpi che dovrà subire l’intera classe professionale della regione. Prima di avviarsi in questa direzione sarebbe stato opportuno valutare quanti professionisti sono attualmente attivi in Sardegna e quanto producono in termini di Pil regionale, a quanto ammonta, in termini percentuali, il fatturato di ingegneri, architetti, geometri, periti e geologi relativo ai lavori che la legge vorrebbe portare all’interno della nuova società. Senza contare la valutazione delle reali competenze tecniche necessarie per la progettazione presenti all’interno della PA.
“La Pubblica Amministrazione – fa notare Gianni Massa, Vice Presidente Vicario del CNI – ha un duplice compito: garantire l’efficienza attraverso una gestione manageriale delle opere pubbliche, ma anche quello di predisporre il terreno per dare le giuste opportunità di crescita al tessuto professionale.
Col trasferimento dell’attività di progettazione in house viene meno quest’ultimo compito. Detto questo, è opportuno chiedersi se la Pubblica Amministrazione selezionerà i suoi progettisti valutando i medesimi requisiti, in termini di capacità e competenze, che normalmente richiede ai professionisti. L’idea è buona se si creasse un modello di società in-house composta da RUP formati per essere manager pubblici dell’opera (dall’ideazione alla realizzazione) e a quello scopo interamente destinati
Fare il progetto, ed in particolare la fattibilità tecnico-economica in cui competenze scientifiche e linguaggi differenti (ingegneria, architettura, ambiente, economia, geologia, idraulica, sostenibilità, urbanistica, tecnologia dei materiali e così via dicendo) concorrono in maniera integrata all’ideazione dell’opera, e seguirne la realizzazione, è un lavoro di grande responsabilità e il processo scientifico, creativo e normativo che sta alla base deve essere riconosciuto.
“La complessità delle opere pubbliche – ha commentato Giovanni Cardinale, Vice Presidente CNI - richiede caratteri di multi ed interdisciplinarietà che è impossibile trovare in una struttura pubblica come quella che viene ipotizzata. L’anacronismo di cui parla il Presidente Zambrano si estende anche all’impatto tanto forte quanto negativo che simili provvedimenti hanno sullo sforzo immane che i professionisti italiani stanno facendo, anche in tempi di grandissima criticità, per riorganizzare le loro strutture professionali con investimenti, aggregazioni e forme societarie, in grado di rispondere alla complessità ed alla sfida internazionale”.
La legge di fatto garantisce le risorse finanziarie per il sostentamento dei primi anni di attività della nascente società pubblica di ingegneria, ipotizzando in un prossimo futuro l’autosostentamento della stessa. L’analisi della relazione di accompagnamento del Dl n. 515/A, che originariamente conteneva la proposta di finanziamento della società in house, poi confluito nella L. 40/2018, fa emergere grosse criticità. Intanto risulta che la società avrà un costo di avvio di almeno 2 milioni di euro per il solo 2018, sottratti alla realizzazione di opere, e costituirà un nuovo soggetto che si inserisce surrettiziamente in un mercato professionale asfittico ed in grande difficoltà. Per il triennio successivo i costi non sono definiti nel dettaglio e sono stabiliti a carico della Regione, ricavati in parte dai quadri economici delle opere strategiche regionali delle quali dovrà occuparsi detta società. A regime questa dovrebbe autosostenersi con l’impegno massimo del 7% dei quadri economici delle opere delle quali dovrà occuparsi. Tra questi costi rientrano i compensi di Amministratore Unico, Collegio Sindacale e Revisore Legale, per circa 220.000 euro annui stimati che non verranno assegnati a professionalità di estrazione tecnica.
In relazione alla pianta organica della costituenda società emergono diverse incongruenze. Questo organismo dedito alla progettazione di opere strategiche di elevata complessità e onerosità sarà composta da 6 funzionari, 2 istruttori ed 1 impiegato B1. Non sono previsti dirigenti. Sorvolando sulla mirabolante analisi dei ricavi, stimati in 1,2 milioni di euro già al quarto anno, colpisce il fatto che per servizi esterni sono stanziati 26.000 euro per il 2018 e 14.000 euro a regime: è ovvio che con tali somme non possano pagarsi progetti definitivi ed esecutivi di opere milionarie, che dunque dovranno essere reperiti nei quadri economici delle opere, ad incrementare il 7% di accantonamenti per la società in house. Di fatto la norma trattiene nella pancia della pubblica amministrazione le fasi che più dovrebbero essere destinate all’estro ed alla professionalità di soggetti che per ragione sociale e natura si occupano dell’ideazione delle opere, demandando in via residuale a questi ultimi le fasi che ormai sono più meramente amministrative e burocratiche, ove invece proprio la pubblica amministrazione ha professionalità formate e specializzate in tal senso. Inoltre, va sottolineato come 6 funzionari e 2 istruttori tecnici dovrebbero occuparsi e completare la progettazione e direzione dei lavori di 11 opere regionali strategiche, per l’importo complessivo di 82 milioni di euro e consistenti in: 5 porti, 1 ciclovia, 1 sistemazione idraulica di un fiume, più interventi su dighe, 1 strada di interesse regionale.
Per finire, vale la pena di sottolineare come gli otto dipendenti della società in house non possano contemperare al proprio interno la figura dell’ingegnere portuale, trasportista, idraulico, strutturista, edile, geotecnico, elettrico, informatico, dell’architetto, del pianificatore, dell’esperto in restauro e, ancora, dell’agronomo, del geologo, dell’archeologo, del naturalista, del biologo e così via.
Roma 19 novembre 2018