MakING: ingegneri e grandi opere fondamentali per il futuro dell’Italia
I temi trattati durante la prima tavola rotonda
Nell’ambito dell’evento organizzato dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, si è tenuta una tavola rotonda, preceduta dalla relazione del Presidente Zambrano, dedicata a “Grandi opere e trasformazioni”. Oltre alle grandi aziende italiane (Anas, Enel e Ferrovie dello Stato), tra i protagonisti anche cinque rappresentanti dell’eccellenza dell’ingegneria italiana.
Infrastrutture e grandi opere sono state i protagonisti assoluti della prima tavola rotonda, tenutasi questo pomeriggio, che ha dato via ai lavori del convegno previsto nell’ambito dell’evento MakING, organizzato dal CNI per celebrare l’eccellenza dell’ingegneria italiana nel mondo. Il modulo “Grandi opere e trasformazioni” è stato condotto da Andrea Pancani, giornalista de La7, ed ha visto l’intervento introduttivo del Presidente degli Ingegneri, Armando Zambrano, che, partendo da una prospettiva storica, ha sottolineato come negli ultimi cinquanta anni nel mondo dell’ingegneria si sia verificata una rivoluzione copernicana. Una velocità di trasformazione che pone seri interrogativi su quale debba essere il futuro dell’ingegneria. Qualunque esso sia, ha detto Zambrano, “il computer non potrà mai sostituire l’uomo in termini di capacità e creatività e gli ingegneri continueranno a recitare un ruolo da protagonisti”.
La tavola rotonda ha vissuto un affascinante momento introduttivo grazie all’intervento di Enzo Siviero (Réseau mediterranée des écoles d’ingegnieurs, RMEI) che ha illustrato l’elevato numero di grandi opere che, con realismo ma talvolta anche con spirito visionario, vengono progettate per riunire terre vicine e lontane. A cominciare dalle opere che in un futuro potrebbero avvicinare ulteriormente i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, come, ad esempio, il ponte di Messina, quello del Mediterraneo tra Tunisia e Sicilia, il tunnel di Gibilterra o il ponte tra Puglia e Albania. Ma anche opere dal fascino esotico come il corridoio africano che parte dal Sudafrica per arrivare sul Mediterraneo o il tunnel sullo stretto di Bering. Progetti che dimostrano come l’ingegneria possa fare molto per eliminare le distanze fisiche e psicologiche tra gli uomini.
Il dibattito vero e proprio ha avuto per titolo “Idee e progetti per il Paese” e ha avuto come protagonisti tre importanti rappresentanti del mondo delle imprese: Giovanni Costa (RFI Gruppo Ferrovie dello Stato), Fulvio Maria Soccodato (Anas) ed Alessandro Zerboni (Enel). Costa ha fatto un profilo delle attività future delle Ferrovie dello Stato, oscillanti tra il risanamento del bilancio e la grande innovazione tecnologica. Ha accennato ai progetti per la costruzione di tre nuovi tunnel ferroviari, oltre ai numerosi interventi nelle grandi città. “Non solo treni più efficienti – ha detto - ma riqualificazione del territorio“. Soccodato ha fornito alcuni significativi numeri su Anas quali, ad esempio, i 25mila km di strade gestite, gli investimenti di 2,2 miliardi di euro in questa attività, i 26 miliardi di euro spesi in nuove opere negli ultimi anni. Ma soprattutto ha rivendicato la visione di Anas di quelle che dovranno essere le infrastrutture in Italia nei prossimi anni. Zerboni, infine, ha confermato come la banda larga rappresenterà “il piano più ambizioso e rivoluzionario di cui sarà protagonista Enel”. Ha chiarito come l’azienda abbia messo in preventivo un investimento di 2,5 miliardi nei prossimi 36 mesi e che questo grande progetto creerà anche diversi nuovi posti di lavoro per ingegneri e tecnici: circa 200 stabili e un centinaio a progetto.
La seconda parte dei lavori, “Esperienze e visioni”, è stata dedicata al racconto di cinque casi di successo nell’ingegneria italiana. Tullia Iori dell’Università di Tor Vergata di Roma ha illustrato i suoi progetti sulla storia dell’ingegneria; Edoardo Cosenza dell’Università Federico II di Napoli ha descritto le problematiche complesse che ci sono dietro le progettazioni strutturali; Francesco Ossola del Consorzio Venezia Nuova ha illustrato il ruolo svolto dalle aziende nel progetto MOSE, Antonino Galatà di Spea Engineering si è soffermato sui progetti seguiti dalla sua azienda, con particolare riferimento a ponti e gallerie; al pari di Paolo Cremonini del Gruppo Fagioli che ha toccato diversi progetti, tra cui il recupero della Costa Concordia.
La chiusura è stata affidata a Sergio Poretti dell’Università Tor Vergata di Roma che, nel sottolineare come molti degli intervenuti oggi abbiano fatto riferimento alla storia dell’ingegneria, ha proposto un excursus storico sulla figura dell’ingegnere. MakING riprenderà domani mattina alle 10,30 con la presenza di Mauro Moretti di Finmeccanica che precederà la tavola rotonda dedicata ad ambiente, energia e sicurezza.
Roma 28 aprile 2016
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