Ridisegnare le regole per ridare centralità alle opere pubbliche
Opere pubbliche: criticità e prospettive nello scenario europeo
E’ quanto emerge dal documento “Opere pubbliche: criticità e prospettive nello scenario europeo” elaborato dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e presentato oggi in occasione dell’evento “Verso Venezia 2015”, anticipazione del 60° Congresso del CNI, in corso a Mestre. Zambrano: “E’ necessario ridare centralità al progetto e ridefinire, anche in modo radicale, il sistema delle regole e la gestione dell’intervento pubblico. Indispensabile un piano organico per le infrastrutture. Il Governo si sta sforzando ma servono fatti concreti”. Il Paese vive una sorta di downgrading infrastrutturale, una preoccupante diminuzione del valore strategico assegnato dalle politiche pubbliche alla realizzazione di nuove infrastrutture. Queste, da opportunità per i territori, sembrano essersi trasformate in vere e proprie criticità. Lo dimostra il fatto che della molteplicità di opere individuate nel programma varato con la Legge Obiettivo del 2001, risultano aggiudicati poco più del cinquanta per cento degli interventi programmati. E’ quanto emerge dal documento elaborato dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri “Opere pubbliche: criticità e prospettive nello scenario europeo”, presentato oggi in occasione dei lavori di “Verso Venezia 2015”, anticipazione del 60° Congresso del CNI, in corso a Mestre. “L’analisi effettuata dal nostro Centro Studi – ha commentato Armando Zambrano, Presidente del CNI – dimostra, ancora una volta, la necessità di ridare centralità al progetto. Il che implica ridefinire, anche in modo radicale, il sistema delle regole e la gestione dell’intervento pubblico. E’ sempre più indispensabile definire un nuovo piano organico per le infrastrutture, da realizzarsi, però, con un uso migliore delle norme sugli appalti, anche imparando dall’esperienza degli anni passati ed evitando gli errori compiuti. Se ne parla ancora molto, gli sforzi del Governo sembrano andare in questa direzione, ma è necessario produrre fatti concreti”. “La qualità di un’opera pubblica – ha osservato Fabio Bonfà, Vice Presidente del CNI - dipende anche da pratiche efficienti ed improntate alla trasparenza che vanno messe in atto dalle stazioni appaltanti. Da questo punto di vista, l’azione della Pubblica Amministrazione appare ancora carente. E’ necessario che la P.A. e le Stazioni appaltanti riprendano il loro ruolo guida, che deve consistere in modo quasi esclusivo nella funzione di programmazione 1 delle opere e di controllo sulla loro corretta esecuzione lasciando a tecnici esterni le attività di progettazione”. Sebbene la crisi economica si stia attenuando, l’analisi del Centro Studi CNI mostra come recuperare il terreno perduto risulterà arduo. Tra il 2007 e il 2014, infatti, a fronte di una flessione del 21,8% degli investimenti fissi lordi totali, il decremento nel settore delle costruzioni è stato del 25,5% e quello della sottocomponente rappresentata dalle opere pubbliche del 37,7%. La parabola discendente del settore delle costruzioni e della spesa per opere pubbliche spiega in larga parte la crisi economica strutturale recente. Basti pensare che nel 2014 la spesa dello Stato per infrastrutture materiali si è attestata a 25,4 miliardi di euro, il valore più basso dal 2000. L’impatto del sistema delle costruzioni è dirompente poiché gli investimenti di questo settore rappresentano ben il 51% degli investimenti fissi lordi totali. Sebbene la flessione degli investimenti per opere pubbliche nel periodo di crisi sia stata comune a tutti i Paesi europei, in gran parte di questi, nel 2013, il ciclo è ritornato ad essere espansivo. In Italia, invece anche nel 2013 e nel 2014 è proseguita la fase discendente.
Mestre, 12 giugno 2015
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