Richiesti 20mila ingegneri, un contributo alla ripresa
Un valore aggiunto alla qualificazione dell'occupazione
Occorre investire molto nell'innovazione e nostri professionisti possono contribuire a fornire valore aggiunto alla qualificazione dell'occupazione, commenta il Vice Presidente del Cni Fabio Bonfà, in apertura della seconda giornata del congresso nazionale. Nel settore imprenditoriale previsto un aumento del 31%, la disoccupazione cala sino al 4%
“Dati positivi, anche se occorre valutare bene la quantità effettiva di nuovi occupati”. Esprime cauto ottimismo Fabio Bonfà, Vice Presidente Vicario del Cni, a margine del sessantesimo congresso del Consiglio Nazionale degli Ingegneri in svolgimento a Venezia, rispetto all'elaborazione Istat con cui è stato reso noto l'aumento di circa 69 mila posti di lavoro su base mensile in Italia (la quota disoccupazione scende sotto il 12%). “Il Paese necessita di forza lavoro qualificata – spiega ancora il rappresentante del Cni – e l'ingegneria è in grado di offrire valore aggiunto alla qualificazione dell'occupazione. Secondo la ricerca del nostro Centro Studi presentata all'assise, tra il 2014 ed il 2015 la domanda prevista da parte delle imprese aumenta del 31%, uno degli incrementi più accentuati degli ultimi 15 anni. Anche il tasso di disoccupazione, dopo avere raggiunto negli anni passati punte del 6% si riporterà verosimilmente a livelli più fisiologici, per il nostro settore, del 4%”.
Non solo, sempre sulla base della ricerca del Centro Studi, per la fine del 2015 si prevede che il sistema produttivo nazionale “assorbirà” quasi 10.000 ingegneri elettronici e dell’informazione, 7.000 ingegneri industriali, più di 2.000 ingegneri civili. “Non bisogna tuttavia abbassare la guardia – rileva sempre Bonfà – Perché la ripresa sia effettiva occorre favorire una politica di investimenti costante e finalizzata in particolare verso l'innovazione, in moltepolici settori, dalla sanità al turismo, dalla manifattura all'energia alla tutela ambientale”.
Secondo Bonfà “è irrinunciabile una politica finalizzata ad attrarre investimenti privati ma per fare questo è lo Stato che deve procedere per primo alla riduzione delle burocrazia e delle tasse, alla semplificazione legislativa e a garantire una giustizia certa e celere”. Passaggi decisivi, questi, anche per evitare il fenomeno incompiute che grava fortemente sugli equilibri economici e sociali italiani. Sono 570 le opere non finite censite, la maggior parte delle quali attualmente inutilizzabili. “Emblematico il caso delle Grandi opere previste nella "Legge obbiettivo del 2001": di 285 miliardi di opere inserite nel programma, ne sono state ultimate solo per 24 miliardi, meno del 10% del totale”. Bonfà ha inoltre ricordato la delicata situazione in cui versa il settore edilizio, una criticità continua, “Basti pensare che 500.000 sono i posti di lavori persi, 10.000 le imprese chiuse nel comparto, che nel periodo compreso tra il 2008 ed il 2014 ha subito una flessione del 28%”. “Gli ingegneri - ha concluso Bonfà - possono essere tra i principali vettori del cambiamento, basti pensare che sono oltre 200.000 quelli operanti nell'industria e nei servizi”.
Venezia, 1 ottobre 2015
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